AUTORITRATTO

 

 installazione

Titolo Autoritratti

Installazione: 7 elementi si distribuiscono sulla parete

Dimensioni Variabili

Anno 2011-12

Materiale Copette assorbi latte, pennarello lavabile, capelli, spilli da sarta e spilli da vetrinista, sangue, saliva, filo da cucire, rosetto e ombretti, mascara per occhi, ciglie, mattita per occhi, (in una parola Make-up) brico contenente latte (materno).

 

Descrizione

Con le coppette assorbi latte racconto la mia sofferenza, la mia ossesione di avere il latte, succesivamente arrichita-potenziata dalla mia paura di avere un tumore al seno.

 

Le copette assorbi latte sono frutto della mia sperienza di allatamento dopo la nascità di mia figlia, il lavoro è stato scatenato dalla sofferenza che la mastite, le ragadi insieme a gli ingorghi mammari mi hanno provocato. Queste situazioni che ho vissuto intensamente non mi hanno impedito di portare avanti l'allatamento (ad oggi per quasi 2 anni), in forza del desiderio di mantenere il late perchè perderlo voleva dire perdere anche un ruolo, un'identità.

Dalla mia sperienza personale di mamma agli scritti del grande scrittore Ottavio Praz quando racconta le impressioni suscitate dalla visione delle cere del grande ceroplasta Gaetano Zumbo nelle qualli il ceroplasta ha rappresentato le tre pesti che nel.............., sono rimasta impressionata dalla visione riportata nel racconto di una donna (una mamma) che devastata e disgregata dalla peste ancora allatava al seno il proprio bambino, mi rimane questa visione di sangue e di latte, di immenso dolore impresse nella mia mente.

 

Da ricerche sull'allatamento emerse poi un dato curioso e contemporaneo che riguarda l'incapacita della donna d'oggi a portare avanti l'allatamento con la dovuta serenità, i fattori che concorrono sono molteplici sia per mancanza di un appoggio psicologico da chi è competente e grazie alla politica portata avanti dall'industria del latte “artificiale” che ha incentivato, lo svezamento iniziato già al 3so mese è una realtà, poi ci sono i crescenti dubbi e incertezze della donna che innescano un meccanismo di abbandono dell'allatamento avvenuto anche perchè la neomamma è dilaniata dalla paura che il bambino abbia fame o che il suo latte non sia sufficiente a soperire ai suoi bisogni, è impressionante poi in quante siano convinti che il latte materno a un certo punto non sia più nutriente. Oggi ci sono associazioni come la lega della LECHE che aiutano le mamme perchè nella famiglia spesso mancano oggi figure importanti di sostegno che sono portatrici di esperienza, mamma,zie e nonne le figure di riferimento.

 

 

 

OPERA AUTORITRATTI

DISEGNI AUTORITRATTI Opera; AUTORITRATTO

Anno: 2011

Supporto carta

Tecnica disegno a pastello, matita e make-up

Dimensione  

 

DESCRIZIONE

Attualmente l'artista lavora al proprio autoritratto compiendo una ricerca di tipo segnico, usando tecniche tradizionale insieme a materiali e tecniche contemporanee (usa il make-up, i fluidi corporei e i suoi capelli, talvolta inserisce altri oggetti come gli spilli).

 

Autoritratti assurdi, buffi, bruti, ma sopratutto antropozoomorfismo.

Nei lavori precedenti era emersa l'esigenza di doversi autoricreare-autoriscoprire come essere immaginativo e desiderante. Gradualmente il lavoro ha portato l'artista a realizzare autoritratti senza specchio. L'artista ha compiuto un percorso che ha coinvolto anche lo specchio che si è trasformato, trasferendosi ora lo specchio è il foglio da disegno. Con tutte le implicazioni che potranno scaturire da una tale opera di magia.

 

il pensiero sul lavoro si è evoluto, l'idea è quella di trattare in un certo qual modo occhi, bocca, corpo-piede, mani, orecchie. Anche il corpo ha un suo volto, adesso il lavoro consiste nel dare un volto al corpo.

Esiste una volontà sul modo in cui debbono apparire tutte le parti del corpo: occhi, chiusi; orecchie, a punta come i pipistrelli; arti e piedi, come rami/radici, la clavicola una S rovesciata, I piedi tre archi-ponti, le ditta guardano ad all'anatomia delle rane. Le mani grosse perchè quasi alla pari con la testa “mi aiutano a creare, a dare forma ai pensieri”.

Evidente l'ombelico “il cordone” un segno del legame dell'artista con l'origine. L'ombelico è traccia di una nascita un mammifero, naturalità, l'ombelico è anche legame-nodo,-chiusura. Segno universale di umanità è il primo taglio, la prima cicatrice,

Ogni linea di questi autoritratti vorrebbe dissolversi e mostrare possibilità metamorfizanti.

La testa è enorme perchè è la sede del pensiero. Il corpo nell'insieme apparirà come una aura, come il fumo. Il corpo quasi non c'è è come se- stesse quasi scomparendo.

Avvolte compaiono i NEI questi sono il segno “evidente” della malatia-morte. Il mio corpo è abitato dalla morte (Il male, il dolore, la morte, la malatia sono una minaccia sempre in atto al pari della felicità).

Inconsueta la raffigurazione della testa che poggia scollegata dal corpo, il collo quasi assente. Gli occhi e la bocca sono fori-bucchi. L'artista ora si raffigura con gli occhi chiusi.

 

Tutto qui si offre obliquo, instabile, con un taglio trasversale.

L'epidermide-la pelle è considerata dall'artista come “UN SACCO vuoto”, un tegumento che ha un compito ricoprire e proteggere, in questi termini l'autoritratto è un fantasma. L'esplorazione del tegumento è qualcosa di effimero e per ciò si ripete nel tempo come un compito sempre aperto,

Questi autoritratti sono una reazione, la cosa più sincera e reale dentro e fuori di me.

Un foglio spezzato è la mia disgregazione.

Una natura morta è sono già avviata a una lenta decomposizione.

 

Ieri sentivo un fetore, un mal odore pungente e acre, veniva dal mio pube.

Ho fatto la pipi e poi mi sono lavata dentro a un catino, ho odorato l'acqua sporca perchè volevo sentire se era rimasto li quell'odore o parte di esso.  

L'ho poi buttata via, ma quella sensazione di starmi decomponendo è rimasta. Sentivo ancora quell'odore.

Mi sono lavata ancora e ho conservato quest'acqua perchè continuavo a sentire quell'odore.

RITRATTO

 

Solares Alejandrina Josefina, “Autoritratti”, 2006, diversi tipi di carta, tecniche varie pastello a cera, fusaggine, gessetti, dimensioni variabili

L’autoritratto partecipa a quel bisogno primario di una pulsione autobiografica. Cesare di dipingere fisionomie più o meno somiglianti per procedere a delle radiografie, a degli spaccati di esperienze esistenziali. L’immagine mentale del mio volto rimane debole e instabile, evanescente. Il bisogno è di ripetere più e più volte l’operazione dell’autoritratto mediante delle sequenze. Il lavoro parte dalla ricerca di un segno, che è la mia scrittura, un segno parlante in grado attraverso poche linee di raccontare la mia storia. L’autoritratto è una sintesi psicologica del mio essere donna e artista, al di là di quello che è il mio stato di quel giorno, L’immagine elaborata e trasformata, diventa un vedere per linee sensibili.